Bulgaria, un percorso complesso ma virtuoso

Dal 1991 la Bulgaria è diventata una repubblica parlamentare ed ha iniziato il suo avvicinamento all’Europa occidentale ed in particolare all’Unione Europea. Il potere legislativo è di competenza del Parlamento costituito dall’unica camera, l’Assemblea Nazionale. Al Consiglio dei ministri con a capo il Primo ministro spetta l’esecutivo con la direzione della politica estera, l’amministrazione statale e la gestione delle forze armate. Il Presidente della repubblica ed il vicepresidente vengono eletti, oggi 5 anni, direttamente dai cittadini, rappresentano la Nazione e presiedono il Consiglio consultivo per la sicurezza nazionale. Dalla fine della seconda guerra mondiale la Repubblica Popolare bulgara fu governata da un unico partito, il BKP, partito bulgaro comunista che impose un modello di economia pianificata con la nazionalizzazione delle imprese e la collettivizzazione dell’agricoltura. Purtroppo il Paese non fu esentato dalle “purghe” di stampo stalinista con una censura pervasiva e l’isolazionismo rispetto ai paesi esteri non comunisti. La Repubblica popolare bulgara fu tra i fondatori del Patto di Varsavia, tra l’altro, e, partecipò attivamente alla repressione nei confronti dei movimenti che svilupparono la Primavera di Praga. Nel 1990 vi furono le prime elezioni democratiche che portarono ad una nuova costituzione, all’abbandono dell’economia pianificata e collettivizzata, fino all’adesione alla Nato del 2004 e l’ottenimento dello statuto di membro dell’Unione Europea del 2007. La Bulgaria dal 1800 era un pese agricolo e poco sviluppato che solo verso la fine del secolo potette aprirsi ad un’agricoltura più moderna. La prima università fu fondata nel 1888 e solo grazie alla Francia nella prima parte del 1900 vi furono iniziative culturali e l’introduzione di scuole cattoliche. Il Regno di Bulgaria era schierato con la Germania nazista ma riuscì ad avere posizioni autonome nel non consegnare gli Ebrei ai tedeschi e di non partecipare all’invasione dell’Unione sovietica. Sofia fu notevolmente bombardata dagli americani nel settembre 1944 e fu invasa dall’esercito dell’Unione sovietica che entrò in città il 16 settembre. L’influenza dell’Unione sovietica e di Stalin risultò da quel momento sempre più forte, poco dopo la morte del dittatore nel 1953 iniziò il governo di Todor Zhivkov con il placet dell’allora segretario del partito comunista russo Cruscev. Alla fine dell’economia collettivizzata il Paese era molto povero e dovette affrontare i problemi derivanti dalla privatizzazione delle terre e dell’industria. Si pensi, nel quotidiano ad alcuni esempi che rendono plasticamente la fotografia della realtà economica. Molti, tanti bulgari si trovarono improvvisamente proprietari di immobili, erano gli eredi lontani dei loro antenati, che rientravano in possesso di proprietà, talvolta importanti, interi palazzi, o meglio, ciò che restava di interi palazzi, magari situati nel centro di Sofia. Il libero mercato con un’industria assolutamente non competitiva finiva col far rimpiangere le ristrettezze e la povertà dei periodi precedenti e i socialisti vinsero le elezioni del 1995 presentandosi come i difensori dei poveri, oppressi stavolta dal libero mercato. La situazione non migliorò con la successiva sostituzione al governo da parte dell’UFD, Unione delle forze democratiche. Nel 2001 a vincere le elezioni politiche fu il partito di un ex zar, il Movimento Nazionale Simone Secondo, che era stato re della Bulgaria dal 1943 al 1946 e divenne così l’unico ex re nominato primo ministro di una repubblica. Simone contribuì in maniera determinante all’ingresso della Bulgaria nella Nato e alla filo-occidentalizzazione del paese. I problemi economici del paese erano ancora notevoli e irrisolti e i tre maggiori partiti politici decisero di unirsi pragmaticamente per attuare le riforme necessarie richieste dall’Unione Europea agli stati aspiranti all’ammissione. Il processo si realizza nel 2007 pur con manchevolezze ed ombre anche riguardanti la corruttibilita’ di alcuni esponenti politici. Se fino al 1997 circa 800.000 bulgari erano emigrati per cercare lavoro in altri paesi, e si trattava di una vera fuga di “cervelli”, da quella data, le riforme realizzate hanno completamente invertito la configurazione della realtà. Anche se la conflittualità e il frequente avvicendamento dei partiti politici al governo del paese costituiscono un rischio per la stabilità delle istituzioni, nella realtà proprio questa alternanza sta garantendo il raggiungimento di importanti risultati in campo economico e sociale. Secondo il Vice Primo ministro e Ministro delle finanze bulgaro Asen Vasilev, a partire dal primo gennaio 2024 verrà introdotto l’euro con il raggiungimento degli standard previsti dalla normativa UE per il settorefinanziario.

Euro

L’avvento dell’euro corona un percorso delle finanze del paese che è stato decisamente virtuoso, a partire dalle provvide decisioni che impedirono al sistema bancario della Bulgaria nella crisi del 2005 di subire le conseguenze devastanti di quella crisi che portò alla scomparsa ed al fallimento di banche ed istituti di credito di paesi americani ed europei ritenuti dei colossi della finanza. Quelle misure di salvaguardia preservarono il paese ed in seguito furono consolidate con altrettante misure provvidenziali come l’aver ancorata la moneta bulgara, leva, ad una parità fissa con l’euro dando così certezza a tutti gli operatori internazionali e impedendo di fatto manovre speculative su una moneta che sarebbe stata fin troppo esposta alle aggressioni speculative dei mercati valutari. L’adesione della Bulgaria ai trattati dell’Unione europea ha costituito un volano importante per lo sviluppo del paese. Con il primo ciclo di Programmi operativi 2007-2013 per l’accesso ai fondi europei sono iniziate le realizzazioni di opere infrastrutturali che hanno consentito un progresso tecnologico e sociale importante. La Bulgaria è riuscita a fruire del 95% dei fondi europei ed è risultata la nazione ad avere realizzato la percentuale più elevata di assorbimento. I fondi europei hanno consentito la realizzazione di una nuova rete stradale, l’ammodernamento della rete ferroviaria, la costruzione del nuovo aeroporto di Sofia che è diventato un terminal tra i più importanti d’Europa. Sofia oggi è al pari di qualsiasi capitale europea e può mostrare le proprie bellezze artistiche ad un turismo in costante crescita. Il successivo piano di programmazione europea 2014-2020 ha consentito investimenti nella tutela ambientale e sostenibile e nel settore dell’energia e dei trasporti. L’industria e l’agricoltura rappresentano i due principali settori dell’economia nazionale. Il PIL reale bulgaro dal 2018 cresce in maniera doppia rispetto alla media registrata nell’UE. La pandemia del covid ha avuto un pesante impatto sull’economia del paese ma la Bulgaria è risultata meno colpita economicamente rispetto alle altre aree dell’Europa laddove il calo dell’economia è risultato del 4,1% rispetto al 6,4% che rappresenta la media europea. Oltre ai fondi europei vi sono fattori autogeni che hanno influito in maniera determinante nello sviluppo interno della Bulgaria. Pur con vari aspetti negativi, la classe politica ha puntato sull’elevata tecnologia, sul buon livello dell’istruzione, compresa quella linguistica, l’apertura costante ai rapporti con gli altri paesi non solo occidentali, gli aiuti e l’assistenza al mondo lavorativo femminile. Sono state create e rafforzate le condizioni per rendere favorevoli gli investimenti e la realizzazione di attività, utilizzando sia la leva fiscale con una fattura tax del 10% per persona fisica e società, esenzioni Iva, retribuzioni competitive e costi fissi tra i più bassi d’Europa, contenuti costi dei trasporti, reperibilità delle materie prime. In un recente studio di Confindustria Bulgaria sono stati evidenziati tutti questi fattori che hanno contribuito allo sviluppo, precisando la presenza di popolazione qualificata e con conoscenza di lingue straniere, che ogni anno si laureano 60.000 studenti universitari, che il 98% degli studenti stranieri studia una seconda lingua e vi è un alto livello di conoscenza ed esperienze nel settore della tecnologie informatiche. Sempre dallo studio di Confindustria si rileva che l’Italia è uno dei principali partner commerciali della Bulgaria, e che è al quarto posto tra i paesi maggiormente importatori ed al terzo posto per le esportazioni. In un quadro di buone pratiche non si possono trascurare le ombre che pur persistono ed in particolare il riferimento è alla corruzione. Già sull’erogazione dei fondi europei nel periodo 2007-2013 si rese necessario da parte dell’Unione europea l’avocazione delle erogazioni stante l’uso distorto per fini di arricchimento personale che una parte dei governanti aveva posto in essere. Di recente, a marzo 2022 l’ex premier Borissov è stato posto in stato di fermo a seguito di un’operazione su larga scala condotta dalla Direzione Generale della polizia nazionale. Insieme con lui sono stati fermati l’ex ministro delle finanze Vladislav Goranov e l’ex capo del servizio di informazione del governo Sevdolina Arnaudova. Come sempre esiste differenza tra il Paese reale e la nomenclatura e soprattutto la politica. Il paese reale è caratterizzato da una accentuata potenzialità di accoglienza garantendo agli stranieri tranquillità e facile inclusivita’ ed il risultato sono le numerose comunità di stranieri che lavorano stabilmente in Bulgaria, imparano la lingua e si inseriscono nel tessuto sociale. In particolare la comunità italiana è molto numerosa, integrata e tenuta in grande considerazione e stiamo dai cittadini bulgari. I veri protagonisti della vita reale sono i giovani e le donne. I giovani con le loro aspirazioni ad essere cittadini del mondo, a familiarizzare con gli stranieri, ad accettare gli usi e le abitudini reciproche, rispettosi delle altrui convenzioni religiose, attenti allo studio e alle tecnologie. E poi le donne, che da sempre si sono assunte le responsabilità più gravose rispetto alle esigenze familiari e che oggi liberamente aspirano a gestire attività di tipo privatistico, come nell’apparato pubblico, nella sanità, nella politica ed evidenziano la loro presenza ricoprendo funzioni apicali.

(di Domenico Salerno)

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